"Humanae vitae" addio. Francesco liberalizza la pillola

"Humanae vitae" addio. A mezzo secolo di distanza, l'enciclica contro i metodi artificiali di regolazione delle nascite che ha segnato il momento più drammatico del pontificato di Paolo VI, rifiutata da interi episcopati, contestata da innumerevoli teologi, disobbedita da miriadi di fedeli, cede ormai il passo a una sua radicale re-interpretazione, a un "cambio di paradigma" indubitabilmente voluto e incoraggiato da papa Francesco in persona.
Paradosso vuole che Paolo VI sia il papa che Jorge Mario Bergoglio ammira e loda di più. E proprio – sono parole sue – per "la genialità profetica" con cui scrisse quell'enciclica e per il suo "coraggio di schierarsi contro la maggioranza, di difendere la disciplina morale, di esercitare un freno culturale, di opporsi al neo-malthusianesimo presente e futuro".
Ma appunto, "tutto dipende da come 'Humanae vitae' viene interpretata", non manca di chiosare ogni volta papa Francesco:. Perché “la questione non è quella di cambiare la dottrina, ma di andare in profondità e far sì che la pastorale tenga conto delle situazioni e di ciò che per le persone è possibile fare".
Detto e fatto. A dare veste autorevole al nuovo paradigma interpretativo di "Humanae vitae", con un esplicito via libera ai contraccettivi artificiali, è intervenuto un teologo dei più accreditati presso l'attuale papa, Maurizio Chiodi, professore di teologia morale alla Facoltà teologica dell'Italia settentrionale e membro di fresca nomina della Pontifica Accademia per la Vita, già autore nel 2006 di un libro, "Etica della vita", che sosteneva la liceità della procreazione artificiale.

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